Un decennio servendo e portando un sorriso ai clienti del Messico

mesero2Miguel Ángel Pacheco Mijangos,
cameriere del Jockey Club Mexicano

ROMA, 25 giugno 2014.- Con il bel scenario dell’Ippodromo Las Américas sullo sfondo, nella sala Icaza del Jockey Club Mexicano, parliamo con il sempre sorridente Miguel Ángel Pacheco Mijangos –più noto come “Mike”-, che lavora ormai da 10 anni come cameriere del Jockey Club Mexicano, riconosciuto sia dai suoi esigenti clienti, che dai suoi colleghi e capi. Sempre con un alto livello di servizio, ciò che ha fatto innanzitutto è stato offrirci il miglior caffè per far sì che l’intervista fosse il più accogliente possibile. 

Da Cecilia Figueroa e Jonnathan Mendoza

Cecilia: Come sei arrivato a far parte della squadra del Jockey Club?    

Miguel: Ho compiuto 10 anni qui lo scorso febbraio. Sono entrato grazie a un invito di amici miei che lavoravano nel Salón de Las Américas, dove si tenevano degli eventi, e attualmente è una sala per competenze. Dopo tre giornate di prova e altri giorni nel Centro Banamex, il manager di allora mi chiese di restare.

C: Cosa significa per te lavorare allo Jockey Club?   

M: Per me è stato un motivo di orgoglio poter far parte del Jockey; mi ha dato e dà molte soddisfazioni personali, come quando arrivo a casa e mostro –ai miei figli, moglie o amici- una mia fotografía con le autorità più importanti del Messico e di altri Paesi che ci fanno delle visite al ristorante. Questo mi crea un’ammirazione che mi fa essere molto contento di lavorare qui.  
Inoltre, questo è il mezzo di sopravvivenza della mia famiglia, ma trovarsi in luogo dove si può lavorare a tuo agio non ha prezzo. Le persone che lavorano qui hanno una grande esperienza e, per questo motivo, ci fanno far sempre come sappiamo: servire a un alto livello.

mesero4C: A proposito dei colleghi, vorrei che tu mi parlassi un po’ di più della famiglia che si è creata allo Jockey.  

M: Tutti noi abbiamo più o meno gli stessi anni di anzianità e i camerieri che lavoriamo la settimana intera siamo in otto e siamo insieme da circa 8 anni.
In realtà sì, è una familia, perché siamo più tempo al lavoro che a casa nostra. Siccome siamo delle persone con più di 40 anni, non siamo così vivaci, e, per questo motivo, cerchiamo stabilità da poter tenere le famiglie al nostro carico; è così che si vede il nostro impegno dalla nostra presentazione. Siamo una squadra con esperienza, molto constante, che non ruota, e con voglia di lavorare. Inoltre, molti di noi siamo amici da qualche tempo e le nostre famiglie pure.

C: Che tipo di autorità hai dovuto servire? E, quale diresti che ti è stupita di più quando l’hai incontrata?

M: Ne ho avuto un po’ di tutto: grandi personaggi del intrattenimento come Joaquín López Dóriga, Mijares, Lorena Velázquez, Chabelo, Silvia Pinal, Verónica Castro, Enrique Guzmán; imprenditori giganti come Héctor Slim; autorità della politica come Francisco Labastida, che è stato sull’orlo di essere presidente, e addirittura atleti conosciuti come Miguel Canto, medaglia d’Oro di marcia in atletica leggera nelle Olimpiadi di Los Angeles.
Però definitivamente uno dei personaggi che più mi ha segnato è stato il cardinale Norberto Rivera Carrera, che si sedeva proprio su questo stesso punto dove ci troviamo adesso. È stato invitato da un socio molto importante, e in realtà è una persona molto umile, molto corretta e rispettosa. Mi son fatto scattare una foto con lui e i miei figli se ne vantano con i suoi amici.

J: Cosa provi quando ti trovi vicino per servire queste autorità?

M: È eccitante, però sento la pressione che tutto deve essere fatto in un modo impeccabile e preciso, visto che tutti loro sono abituati alla perfezione. Fortunatamente, tutte le persone che ho incontrato sono molto educate, anche se molte vengono per motivi di lavoro e vi sono molto concentrati. Alcuni di questi sono molto seri, ma con noi sono sempre amabili.

I piatti dello Jockey Club consigliati da Miguel

Con così tante opzioni gourmet sul menù dello Jockey Club, Miguel ce ne consiglia una che ritiene iconica:

  • Per cominciare, un appetizer classico, il prosciutto iberico, di alta qualità.
  • Dopo, non può mancare il tradizionale Caldo Loco –o brodo di pollo– sgrassato con cubini di pollo e riso, con un contorno di giardino (coriandolo, cipolla, chipotle e chiles finamente tagliati).
  • Come primo piatto, il roast beef, accompagnato di patate al forno con Valdelana Reserva, un vino rosso spagnolo della Rioja.

Per concludere, un delizioso pan di Spagna di cioccolato con gelato di vanilla.

C: Quali sono le attitudini che ti hanno fatto eccellere?

M: Penso che cerco sempre la qualità nel servizio. Molti clienti ti chiedono dei piatti che neanche si trovano sulla carta, ma comunque glieli prepariamo, come le crêpes suzette. Abbiamo anche dovuto uscire per acquistare degli ingredienti molto specifici, visto che questo è il nostro lavoro e vogliamo “viziare” i clienti, far come gli altri ristoranti non fanno.
Penso che accade anche che guardo i piccoli dettagli e ho una buona memoria: ricordo il nome e cognome dei clienti; ma non solo questo, anche le bevande e il cibo che gli piace bere o mangiare e come gli piace, affinché non devano chiederlo e io possa sorprenderli. Certamente, loro si accorgono di questi dettagli e si sentono contenti di poter ritornare.

mesero1C: E, in che modo hai sentito il riconoscimento da parte dei clienti e dell’azienda?

M: Per quanto riguarda i clienti, loro mi cercano per essere serviti da me, e mi riconoscono con il mio nome e, addirittura, si interessano della mia vita personale. E, certo, questo si riflette sulle mancie.
Riguardo all’azienda, il mio lavoro viene riconosciuto anche dai miei capi, nel chiedermi di lavorare in un evento importante. Per esempio, qualche giorno fa mi sono sentito molto bene quando il manager del Jockey, María Cristina Larrea, mi ha chiesto di servire personalmente il presidente di CODERE, José Antonio Martínez Sampedro. Per me questo gesto è una delle cose più preziose, visto che non ha dovuto descrivere il mio lavoro così com’è, ma senza dubio che era un grande riconoscimento.

C: Miguel, raccontaci l’evento più sfidante al quale hai dovuto partecipare.

M: Insieme ai miei colleghi Trinidad Saucedo, Rubén Correa e Francisco Pacheco, abbiamo servito parecchi eventi molto esclusivi e delicati, come le reunioni dei Consigli di Amministrazione con i presidenti delle aziende.
Ma ricordo una volta che ci ha toccato cambiare tutto lo Jockey, perché si teneva il matrimonio di una persona molto importante. Il ristorante era irriconoscibile, con una grande pista da ballo, luci e gli stessi mobili che avevano messo per le nozze del attuale presidente (messicano), Enrique Peña Nieto. Sono venute delle autorità di tutti i tipi e fu un evento molto differente di quello che avevamo avuto fino a quel momento. Alla fine abbiamo avuto successo, facendo attenzione a ogni particolare. 

mesero3J: Con l’attaccamento allo Jockey che dimostri, come ti piacerebbe vederlo fra 10 anni?

M: Mi piacerebbe che si incrementasse il numero di soci, visto che è la parte centrale del Jockey Club affinché possa continuare ad essere un locale forte. È un ristorante unico, dove l’attenzione è così personalizzata e specializzata, che potrà rimanere durante molti anni in più se proseguiamo con una base di clienti importanti. Penso anche che sarà fondamentale se continuiamo ad avere lo Jockey come sede degli eventi dell’azienda, per continuare dare un tocco caratteristico alle sue assamblee, riunioni o celebrazioni.

Lo Jockey Club Mexicano è un club privato, elegante e raffinato, dove la tradizione culinaria è della più alta qualità, nello stesso modo in cui si offre un servizio personalizzato ai clienti.
La sua storia comincia nel 1881, dove, a iniziativa del generale Pedro Rincón Gallardo, si creò la Sociedad Mexicana de Carreras, con ventidue soci. Due anni dopo si costruì la prima sede nella “Casa de los Azulejos”, dove rimasero circa 30 anni. 
Tutto questo splendore finì con la Rivoluzione Messicana e non fu fino al 1943 che il Jockey Club Messicano si trasformò nell’Associazione Civile, continuando come un’istituzione privata, non lucrativa, il cui primo obiettivo è fomentare e sviluppare la razza equina e tutti gli sport ippici nel Paese. Nel 2001 si continua con AMH, azienda del Gruppo CIE, la tradizione di lusso ed esclusività del club, dove è anche sede di importante eventi.
Annualmente allo Jockey Club si tengono tre eventi importanti: lo Stakes Jockey Club, lo Handicap de las Américas e la Coppa Criadores.

(25 giugno 2014)