L’importanza di misurare per gestire e innovare

Intervistiamo Javier Ávila, responsabile dell’area di Innovazione e Miglioramento Operativo nell’Argentina

JavierAvila

LOMAS DEL MIRADOR (ARGENTINA), 3 giugno 2015.- Alla guida dell’area di Innovazione e Miglioramento Operativo (IMO) di Codere Argentina, Javier Ávila analizza con noi gli oltre 16 anni di lavoro nell’azienda. Un’esperienza di tanti anni, piena di sfide e apprendimenti, che ha permesso questo argentino di crescere sia sul piano professionale che personale.

Come sei arrivato a Codere?

Attraverso un annuncio pubblicato nel giornale nella sezione di annunci di lavoro. Puntai sul cambiamento, arrivò questa possibilità e mi candidai come tecnico di Slot.

Com’è stata la tua carriera professionale?

Entrai nell’azienda come tecnico di Slot di Sala Morón, e poi mi trasferì nella Sala Ramos Mejía. Nello stesso tempo, collaborai con i lavori e l’apertura di tre sale dell’Azienda: La Ferrere, San Justo e Lomas del Mirador. Lavorai come responsabile tecnico di Sala La Ferrere durante cinque anni, poi quando aprì Mirador svolsi la stessa mansione lo stesso tempo e da agosto del 2010 lavoro nell’area di Innovazione e Miglioramento Operativo. Oggi sono responsabile dell’evoluzione delle aree d’affari di Bingo e Slot.

Com’è stato il passaggio da responsabile tecnico al tuo compito attuale che è più analitico e meno manuale?

Circa 5 anni fa, quando l’azienda iniziava a prendere un volume di rilievo, sono emerse differenti necessità di analisi dell’informazione. Allo scopo di avere una visione più globale, più macro di ciò che rappresentava il funzionamento ed evoluzione delle “slot”, abbiamo iniziato ad analizzare l’evoluzione di esse.

Com’è stato l’inizio dell’area IMO?

È emerso in seguito alla conoscenza del funzionamento delle “slot” e della sala. Il nostro compito consiste nell’analizzare l’informazione elaborata attraverso i registri delle “slot” e individuare eventuali scostamenti. In questo modo evitiamo possibili frodi o errori nel funzionamento di esse.

Prossimamente, IMO organizzerà una “task force” volta esclusivamente all’analisi della Direzione di Operazione e sarai alla guida di questo progetto, che cosa te ne aspetti?

Nello specifico, l’obiettivo che mi sono posto è lo stesso, ma invece di fare il 100 % del lavoro per conto mio, verrà distribuito per un gruppo di persone. La cosa più importante è poter addestrare il gruppo che entra. Queste due persone che faranno parte della squadra hanno la padronanza dell’amministrazione di dati, ma noi incrementeremo la conoscenza dal punto di vista operativo. Ovvero, sapere come si produce il dato e misurare la sua evoluzione.

L’obiettivo iniziale è che il gruppo possa imparare e adempiere a ciò che fa adesso. Poi verrà la fase di allargare l’informazione ed ampliare l’ambito di analisi, aggiungendo anche altri strumenti.

In questi anni nell’Azienda, quale diresti che è stata la sfida più importante?

Nel corso di questi anni sono state poste diverse sfide e tutte sono state in quel momento quelle più importanti. Penso che la cosa più trascendente è stata l’apertura di una sala, accompagnare e collaborare in quel processo. Per poter svolgere quel compito devi tenere molto a ciò che fai, devi metterci tutta la passione. Quando sono arrivato a Mirador era uno spazio in allestimento, con ponteggi, legni, macerie, cemento, era una costruzione. E oggi osservo che funziona e così dovrebbe essere dal primo giorno. Quindi come fatto rilevante penso che l’apertura della Sala Mirador è stata un’esperienza unica.

Che capacità ritieni che hai sviluppato grazie all’apertura di Mirador?

Prima mi focalizzavo sul funzionamento delle “slot”, e grazie all’apertura sia della Sala La Ferrere, che di quella di San Justo e Mirador, ho avuto uno sguardo generale, sia dell’aspetto nettamente tecnico che di ciò che ha un’incidenza sul suo funzionamento. Riguardo a come devono essere organizzate le risorse umane che hai a disposizione e a quanto fa riferimento alla distribuzione delle “slot”, spazi, luoghi che devi lasciar aperti, che non li puoi occupare perché ci sono delle norme, regolamenti che stabiliscono che ci deve essere una quantità precisa di metri o distanze libere. Quella conoscenza non ce l’avevo prima, ma nel momento di organizzare la sala per un’apertura sono cose delle quali devi tenere conto.

Com’è la tua giornata di lavoro abituale?

Oggi sto facendo un rapporto sul monitoraggio di un gruppo di “slot” concreto che sono state sottoposte a modifiche. L’obiettivo è conoscere l’impatto della modifica: se è stata positiva o meno. E nel caso in cui sia stata negativa scoprire in quale misura, ovvero, esprimere con numeri la previsione di un cambiamento. Oggi riporto circa 3.000 “slot”. E proprio lì si vedono gli scostamenti, quali sono quelli fuori misura o quelli che registrano dati molto buoni per quanto riguarda la produzione. Ma di solito è fare un monitoraggio di ciò che è il parque di “slot” dell’Azienda.

Sono anche responsabile dell’analisi di un grande volumen di informazione, per consuntivarla in un rapporto per la Direzione di Operazioni. Lavoro anche fortemente sul database dell’informazione di “slot” per avere tutti i parametri e attributi consolidati.

Secondo te, cos’è l’aspetto più positivo dell’azienda?

A mio avviso, il fatto di aver partecipato a tutto il processo di fondazione è stato molto positivo. Essere all’apertura di ciò che in quel momento era la sala più grande per l’Azienda è stata un’esperienza unica. Inoltre, ho dovuto anche far parte del primo cambio di sistema online. Quando si è smesso di utilizzare le fiche (i “token”) per il passaggio all’uso dei ticket, la sala in cui è stato messo alla prova è stata Mirador. Allora ho dovuto partecipare a ciascuna di quelle fasi e anche in questa che è iniziare a incentrare l’attenzione su quello che è la produzione di “slot”.

Quando hai dovuto gestire squadre, in quale modo lo facevi?

Come responsabile tecnico, che è stato il posto che ho avuto la maggior parte del tempo, dovevo soddisfare le esigenze richieste dalla sala nel momento di prepararle. Quei requisiti erano una quantità minima di persone in ogni turno, la funzionalità per svolgere le mansioni all’interno della sala, fra le altre cose, e inoltre aggiungevo un punto in più: quando organizzava le “task force” promoveva la necessità di farle diventare una vera squadra.

Ci potresti raccontare un po’ della tua storia personale?

Sono sposato e ho due figli. Una ragazza di 13 anni ed un maschio di 6, che sono molto esigenti e richiedono la mia presenza e compagnia. Oltre alla vita in famiglia, dopo aver concluso i miei studi di tecnico elettronico del livello secondario, ho studiato all’Istituto Superiore di Formazione di Radiodiffusione e mi sono laureato come operatore tecnico di Studi di Radio e Televisione, e operatore tecnico di Impianti di Trasmissioni di Potenza di VHS, sia di radio che di televisione in onde corte.

Oltre a quello, in modo particolare, ho studiato inglese durante tre anni. Per concludere ho fatto corsi legati all’industria e un paio d’anni fa ho cominciato gli studi di Ingegneria Informatica all’UTN (Università Tecnologica Nazionale), ma per diversi motivi ho fatto una pausa. Più avanti mi piacerebbe poter finirli, è il mio conto in sospeso.

Per concludere, qual è la grande sfida che osservi in genere per l’azienda?

Penso che in tutti gli aspetti uno cerca il punto massimo di efficacia, produttività e raggiungere quel punto sarebbe l’obiettivo e la sfida dell’Azienda. Cercare di far sì che tutto ciò che funciona venga fatto nel miglior modo, e tutto ciò che non funziona, venga valutata la miglior opzione per sostituirlo o implementarci delle modifiche.

Alcuni commenti su Javier…

Nella persona di Javier si avvera il profilo ottimale per la Direzione di Operazioni. Lui viene con le sue competenze e analizza tutta l’informazione. Nello stesso tempo, ha la facilità di rilevare un problema grazie alle sue conoscenze ed esperienza in sala. Quando l’area di Operazioni cerca un analista, è qualcuno che abbia le conoscenze e individui facilmente qual è l’errore. Allora lui è per Operazioni la persona ottimale per analizzare ciò che dobbiamo misurare.

Sappiamo che ha tante competenze e che nel costruire la sua nuova squadra saprà fare l’effetto “avvio” e quali sono le necessità in ogni momento. Inoltre fra le sue capacità troviamo quella di istruttore: gli piace insegnare e non risparmia alcuna conoscenza.

Pablo Stradiotich, manager coordinatore operativo di Codere Argentina

 

(3 giugno 2015)