Fundación Codere promuove il primo rapporto sulla Percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia

Percepcion social Italia 2017

ROMA, 24 maggio 2017.- In un esercizio di trasparenza e nel suo impegno costante di fare chiarezza sull’attività dell’industria del gioco con dati affidabili volti a contribuire a una migliore conoscenza del settore, la Fundación Codere ha voluto promuovere anche in Italia l’elaborazione di un’analisi dettagliata del gioco d’azzardo, fisico e online.

José Ignacio Cases, come vicepresidente della Fundación Codere, insieme a Germán Gusano –direttore esecutivo dell’istituzione– hanno partecipato lo scorso 11 maggio alla presentazione ufficiale del primo rapporto La percezione sociale del gioco d´azzardo in Italia, elaborato dalla Fondazione Bruno Visentini (FBV) a richiesta della Fundación Codere. La presentazione si è tenuta presso la prestigiosa Università LUISS “Guido Carli” di Roma, legata a Confindustria, un evento a cui hanno partecipato numerosi esponenti tra i quali, Giuseppe di Taranto, professore di Storia Economica e Aziendale della LUISS, e Ferdinando Pagnoncelli, presidente IPSOS, azienda leader di ricerche di mercato nell’ambito globale.

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Il rapporto, coordinato dai professori Fabio Marchetti e Luciano Monti, condirettori scientifici della FBV, riproduce il modello dell’ormai consolidato studio annuale patrocinato dalla Fundación Codere in Spagna insieme all’Università Carlos III di Madrid.

Di fronte ad un contesto sempre più difficile e tumultuoso del mercato del gioco in Italia, sottoposto a costanti critiche demagogiche e diffamazioni prive di fondamento, la Fundación Codere ha rilevato l’imperativa necessità di promuovere anche in Italia l’elaborazione di un’analisi scientifica e dettagliata sul gioco d’azzardo, fisico e online, sulla situazione italiana, per sessi, gruppi di età e classi sociali. La ricerca è stata fatta su un campione di circa 1.600 intervistati (a cura di IPSOS) con età comprese tra 18-75 anni, ai fini di diffondere i comportamenti della popolazione italiana riguardo all’attività dei giochi d’azzardo e fornire una serie storica volta a rilevare nuove percezioni e tendenze tra i consumatori del futuro.

Il vicepresidente della Fundación Codere, José Ignacio Cases, sottolinea che “la percezione che la popolazione di un Paese ha sul gioco d’azzardo rappresenta un elemento molto importante per l’analisi”. Si tratta di fare una ricerca sociologica anziché statistica, che non intende descrivere la realtà esatta (il che succede invece ad esempio nel caso degli Annuari del Gioco in Spagna), ma bensì fornire una visione su qual è la “sensibilità” che la società ha su questa materia. Su richiesta dell’amministratore delegato di Codere Italia, Alejandro Pascual, il Consiglio di Governance della Fundación Codere ha deciso di patrocinare questa iniziativa in Italia. E poi si sta facendo in altri Paesi”.

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Il rapporto svela che, tra i cittadini compresi tra 18 e 75 anni, il 44 % ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno e soltanto lo 0,9 % (secondo PGSI, l’indice di gravità del gioco roblematico) potrebbe essere considerato “giocatore problematico”. La maggioranza dei giocatori ha un rapporto sereno con il gioco, visto come una scelta di svago ed intrattenimento, è in possesso di un titolo di studi universitari e uno status sociale medio-alto, prediligendo chiaramente gli apparecchi Newslots e VLT. Secondo i dati del Ministerio di Economia e Finanze, il 27 % della raccolta del 2016 proviene dalle Newslots ed il 24 % dalle VLT.

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Nel suo intervento durante la presentazione ufficiale del rapporto, Ferdinando Pagnoncelli, presidente di IPSOS, ha sottolineato che “in Italia c’è una percezione sbagliata sul gioco, che non rappresenta altro che una tra le tante possibilità di intrattenimento, come andare al cinema o in palestra”. A suo avviso, “il dato empirico spesso non si corrisponde con la percezione che ne hanno i cittadini, tante volte condizionati dai pregiudizi sul gioco”.

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I principali indicatori economici del settore del gioco in Italia vengono inclusi nel secondo capitolo del rapporto, dove il gioco d’azzardo emerge come un motore importante in termini di crescita economica. L’industria –che include 6 mila aziende e 150 mila lavoratori – muove circa 19,2 miliardi di euro l’anno, il che rappresenta l’1,14 % del PIL italiano.

Il terzo capitolo si incentra sul gioco online e mostra una chiara tendenza verso un aumento dei consumatori di gioco online nell’ultimo anno (3,4 milioni nel 2016,  rispetto ai 3,1 milioni del 2015). L’identikit standard del giocatore online è un uomo giovane tra i 25-34 anni, in possesso di un diploma di maturità, che predilige chiaramente le scommesse sportive e che spende almeno 30 minuti al giorno nelle scommesse online. È notevole l’utilizzo da parte dei giocatori di piattaforme illegali, che rappresentano ancora un numero assai elevato nel mercato italiano (oltre 6.200 unità alla fine del 2016, secondo i dati forniti dall’AAMS).

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L’ultimo capitolo analizza la categoria dei cosiddetti giocatori problematici. I dati raccolti mettono in evidenza che in Italia la proporzione di giocatori “ricreativi” –quelli che non presentano alcun segnale di allarme- oscilla tra il 29,5 % (secondo DSM IV, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e il 39,7 % (secondo PGSI, l’indice di gravità del gioco problematico), mentre, all’estremo opposto, la percentuale degli individui appartenenti alla categoria di “giocatori problematici” varia tra lo 0,9 % e l’1,4 %, a seconda dello strumento di rilevazione utilizzato come riferimento (PGSI e DSM IV, rispettivamente). Il paragone con il consumo di vino mette in evidenza che, proprio come nel caso della bevanda, nei giochi d’azzardo il consumo non rappresenta il maggiore problema, ma un suo eventuale abuso o l’utilizzo non regolamentato.

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“Avere uno studio elaborato da un’istituzione di prestigio e con una metodologia internazionale è un primo passo verso l’inizio di una giusta valutazione sull’incidenza del gioco patologico in Italia”-afferma Alejandro Pascual, ad di Codere Italia. E aggiunge che “le conclusioni del rapporto mettono in evidenza che il gioco patologico è in realtà un problema individuale anziché un problema sociale, essendo quindi le misure per affrontarlo anche di tipo individuale, diverse dalle proposte che di solito si vedono proliferare”. Lui si augura veramente che “questo significativo passo possa focalizzare e calmare il dibattito sul gioco patologico ed il modo in cui viene affrontato oggi nella società italiana”.