
Madrid, 22 dicembre 2025.-. Il gioco è una delle attività più antiche e universali, e in Spagna continua ad essere un’attività di svago profondamente radicata e naturale. Con una partecipazione che raggiunge l’85,5% degli adulti, pari a 31 milioni di persone, il settore ha dimostrato un pieno recupero ai livelli pre-pandemia, consolidando la sua posizione come parte essenziale dell’intrattenimento e dell’economia nazionale.
In un contesto caratterizzato da crescenti sfide normative, il settore privato del gioco, attraverso la sua associazione di categoria CEJUEGO e con il supporto di aziende come Codere, continua a impegnarsi a fornire una prospettiva trasparente e basata sui dati. A sostegno di tutto ciò c’è la presentazione della nuova edizione dell’Annuario del Gioco in Spagna e del Rapporto Gioco e Società 2025, studi che forniscono rigore e obiettività di fronte a narrazioni basate su percezioni e attacchi, garantendo che le decisioni politiche si basino sulla realtà comprovata del settore.
Emilio Miranda, Country Manager di Codere Spagna che, insieme aLuis Miguel Cabeza de Vaca, direttore delle Relazione Istituzionali di Codere Spagna, ospite dell’evento tenutosi il 16 dicembre presso Bingo Canoe, ha sottolineato l’importanza di questo lavoro: “Lo studio “Gioco e società” è un contributo per tutti gli stakeholder. Avere dati solidi e trasparenti è particolarmente prezioso, uno strumento fondamentale per trattare l’argomento basandosi sui dati, piuttosto che esclusivamente su pregiudizi”.

Normalizzazione e atteggiamento razionale del giocatore
Come sottolinea il sociologo José Antonio Gómez Yáñez, autore degli studi, il gioco è un’attività ricreativa comune, parte integrante della nostra natura umana. Il profilo di coloro che non vi partecipano (il 14,9% della popolazione tra i 18 e i 75 anni) è in gran parte composto da persone con avversioni ideologiche o religiose, o da coloro che vivono in famiglie con difficoltà economiche, il che mette in discussione l’idea secondo cui il gioco sia un rifugio dalle difficoltà. Infatti, i giovani sotto i 25 anni mostrano un tasso di partecipazione inferiore, il che contrasta con lo stereotipo secondo cui il gioco attrae in modo incontrollabile i giovani.

La frequenza di gioco mostra due tendenze chiare: la percentuale di giocatori giornalieri o settimanali è cresciuta fino al 7%, con un profilo prevalentemente maschile, mentre i giocatori poco frequenti e sporadici (quelli che giocano solo in famiglia o una volta all’anno) sono aumentati fino al 45,3%, a dimostrazione del fatto che l’attività viene praticata principalmente come svago occasionale e sociale.
I dati del 2024 confermano che la stragrande maggioranza dei giocatori ha un approccio responsabile e controllato all’attività. Il 94% dei giocatori non è focalizzato sul recupero delle perdite e il 59,5% di coloro che partecipano al gioco ricreativo (escluse le lotterie pubbliche) equipara le proprie perdite al costo di un momento di divertimento, paragonabile al pagamento di un biglietto del cinema o di un concerto. Questa percezione dimostra che, per il giocatore, l’obiettivo è l’esperienza ricreativa, non il ritorno economico. Il cittadino spagnolo (tra i 18 e i 75 anni) ha speso in media 183,3€ nel 2024 per il gioco privato, una cifra che conferma il carattere di svago accessibile e controllato.

Rischio del gioco patologico, uno dei tassi più bassi in Europa
Una delle conclusioni più solide del rapporto è la stabilità e la bassa incidenza del gioco problematico in Spagna. Il tasso si mantiene stabile allo 0,2% della popolazione, posizionandosi ben al di sotto della soglia considerata per una malattia rara. Questa cifra colloca la Spagna tra i cinque Paesi in Europa con la minore incidenza, alla pari con i Paesi Bassi e il Portogallo (entrambi con lo 0,2%).
Il settore sottolinea il proprio impegno nei confronti di questa minoranza, lavorando per minimizzare l’impatto attraverso misure efficaci come un rigoroso controllo dell’accesso. È importante ricordare che, dal 2000, il gioco problematico individuato attraverso le indagini sulla popolazione adulta si è stabilizzato allo 0,3% e ha mostrato una tendenza al ribasso negli ultimi anni. Infatti, i casi in trattamento per disturbo del gioco patologico non superano le 8.000 unità, il che rappresenta lo 0,002% della popolazione nella fascia di età dai 18 ai 75 anni.
Il settore come motore economico e generatore di posti di lavoro
Il gioco nel suo complesso rappresenta lo 0,78% del Prodotto Interno Lordo (PIL) spagnolo. In questo contesto, il settore privato si consolida come una leva economica, contribuendo con 1.857 milioni di euro di tasse e imposte, superando di 1.110 milioni di euro il contributo del gioco pubblico. Il suo peso nell’economia ha raggiunto lo 0,42% del PIL nel 2024, contro lo 0,36% di quello pubblico.
In termini di occupazione, il settore privato del gioco genera oltre 49.800 posti di lavoro diretti, superando di oltre 16.000 unità i 33.199 posti di lavoro del settore pubblico, con un’elevata rappresentanza femminile. Oltre all’occupazione diretta, le slot di tipo B nel settore dell’ospitalità creano circa 39.791 posti di lavoro in bar e ristoranti. Inoltre, considerando il loro impatto sulla stimolazione della domanda e sull’occupazione indiretta in altri settori, il numero totale di posti di lavoro generati può essere stimato in oltre 189.000.
Il gioco è una forma di svago consolidata nella società spagnola. Consapevole delle sfide normative e delle narrative distorte, il settore privato rimane fermo nel suo impegno: garantire parità di condizioni con l’operatore pubblico e tutelare costantemente la tutela degli utenti. Attraverso l’attuazione di misure rigorose e responsabili, il settore mira ad allineare la percezione pubblica e le decisioni politiche alla realtà consolidata del settore, rafforzando il suo contributo come motore economico e sociale per il Paese.
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