Editoriale

Così come annunciato nella precedente pubblicazione, Codere, la holding quotata, del nostro gruppo, si trova in pre-fallimento dallo scorso 2 gennaio per garantire la dovuta sicurezza giuridica, a causa della mancanza di un accordo con gli hedge fund che hanno comprato il nostro debito senior la cui scadenza (il 7 gennaio) era imminente e non assumibile.

La situazione si è risolta transitoriamente con l’accordo di proroga del pagamento dei 135 milioni di euro fino al prossimo 6 febbraio, prolungabile fino al 15 aprile in presenza di determinate condizioni legate all’evoluzione dei negoziati e di un accordo con i titolari del credito. Sembra che i mercati abbiano accolto questa notizia come se si trattasse di un accordo definitivo e hanno fatto andare alle stelle il valore delle azioni in Borsa, che è aumentato di circa il 60% con un volume di tre milioni di titoli in un solo giorno. Tuttavia è ancora presto per trarre delle conclusioni da questa teoria.

Lo scorso 15 gennaio inoltre è scaduta la cedola del titolo obbligazionario per un valore di 30 milioni di euro, a cui abbiamo deciso di non far fronte per la mancanza di un accordo di ristrutturazione globale che renda possibile attuare il nostro progetto. Come ha anticipato David Jiménez nella sua intervista, l’eventuale esecuzione delle garanzie da parte dei titolari del credito potrebbe far scattare il fallimento della società.

In ogni caso, dà speranza osservare il trattamento concesso dalla stampa economica seria ai fatti accaduti nel nostro caso e la sua preoccupazione rispetto agli abusi opportunisti dei fondi “avvoltoio” nei confronti delle società spagnole che hanno dedicato il loro sforzo alla creazione di occupazione e allo sviluppo internazionale delle loro capacità imprenditoriali.

Codere deve aver fiducia nell istruzione che la CNMV avrebbe avviato per ottenere maggiori informazioni sul comportamento dei fondi, dopo che è venuta a sapere come si sono impossessati del debito di Codere, e gli sviluppi dei negoziati del suo rifinanziamento.

D’altro canto, in questi giorni è stata messa in dubbio la validità dei nostri permessi per operare in Argentina nel caso in cui i “fondi avvoltoio” prendessero il controllo di Codere. Dice José Ramón Romero, specialista nella regolamentazione del gioco, nell’elaborata intervista che pubblichiamo oggi:

visto che “il gioco non è un’attività innocua (…), gli operatori devono soddisfare requisiti molto stringenti per un adeguato controllo dell’attività” da parte dei poteri pubblici. In questo senso sorprende che sorprenda che l’alterazione degli organi di controllo di una società in possesso di licenze, concessioni, o appalti pubblici possa rappresentare un fattore di rischio per le stesse.

Codere è consapevole che “i suoi soci più importanti sono i governi” e per questo la sua attività è caratterizzata da oltre trent’anni da un rispetto scrupoloso della legalità e da uno sforzo continuo per professionalizzare il settore, massimizzare la riscossione di imposte per i governi e garantire l’esercizio responsabile delle operazioni del gioco.