Imparare dall’esperienza

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Madrid, 1 dicembre 2021.- In Codere ci impegnamo in modo indiscutibile per il gioco responsabile e lavoriamo per fornire un’offerta che fornisca la migliore esperienza all’utente, con il minor effetto negativo possibile sulla società.

A tal fine, tra le altre attività, l’azienda attua misure di gioco responsabile, favorisce la trasparenza e partecipa a forum per promuovere lo sviluppo normativo che assicuri le migliori garanzie per i clienti. Tuttavia, in alcuni mercati, in particolare in Spagna più di recente e in Italia da più tempo, la sovraesposizione del gioco online e del dibattito pubblico ha generato un allarme sociale ingiustificato, con la conseguente attuazione di misure sproporzionate e arbitrarie che limitano la libertà delle persone e delle aziende.

Disposizioni in materia di distanze tra locali o in materia di “aree sensibili”, divieto di pubblicità, sponsorizzazioni, ecc……Tutte queste misure sono efficaci per limitare il gioco problematico o l’accesso al gioco  per i minori? L’esperienza italiana dimostra che non lo sono. Molte sono solo decisioni di facciata, che non hanno fondamento e con gravi effetti collaterali.

Secondo Alejandro Pascual, responsabile regionale di Codere Europe e COO retail Codere Italia “in Spagna si stanno replicando gli stessi passi che hanno avuto luogo in Italia negli ultimi anni, basati su ideologie politiche e non su evidenze scientifiche, che hanno dimostrato la loro inefficacia: distanza delle sale rispetto alle aree classificate come sensibili, divieto di pubblicità, limitazioni orarie… Queste misure fanno parte di leggi “irregolari” che creano una moltitudine di difficoltà per gli operatori legali, che, sommate ai danni della pandemia, stanno causando innumerevoli perdite di posti di lavoro e manifestano un trattamento particolarmente severo e discriminatorio del settore. Queste disposizioni restrittive e arbitrarie possono portare al crollo definitivo di un’industria che ha dovuto rimanere completamente chiusa, mentre altri settori hanno ripreso la loro attività, e che, pur non avendo generato reddito, è stata costretta, in alcune Comunità Autonome, a continuare a pagare le tasse, cosa che, in molti casi, ha portato a situazioni finanziarie drammatiche”.

Allo stesso modo, un sondaggio realizzato nel 2018, ha smontato il falso mito che associa la pubblicità all’istigazione al gioco, confermando che solo il 19,3% dei giocatori dichiara di giocare a seguito di una pubblicità, mentre il restante 80,7% ha dichiarato che la propria scelta di consumo non è determinata da messaggi pubblicitari.

Inoltre, secondo i dati forniti da Calcio e Finanza, tra il 1 luglio 2019 (quando è entrato in vigore il divieto introdotto dal Decreto Dignità) e il 29 febbraio 2020, la raccolta delle scommesse sportive in Italia è cresciuta del 17,6%. .

Distanze tra locali e aree sensibili, si aggrava il problema

Un’altra delle misure imposte agli operatori privati ​​è quella delle  distanze minime tra le sale da gioco e i centri educativi per minori. Ancora una volta, l’esperienza italiana smonta il mito della sua utilità, e lo fa sulla base dei risultati di una moltitudine di studi che dimostrano che le distanze non solo non servono a fermare il problema del gioco problematico, ma possono anche essere dannose. Infatti, come rivelano gli studi dell’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, le persone con comportamenti problematici di gioco, cercano luoghi in cui giocare  che siano lontani dalla propria residenza o luogo di lavoro, cioè lontano da luoghi in cui è probabile che vengano riconosciuti, per nascondere comportamenti patologici al proprio contesto familiare e relazionale.

Secondo uno studio condotto da Doxa, sia il distanziamento che i limiti di orario non solo sono inefficaci, ma sono anche dannosi, visto che la stragrande maggioranza dei giocatori è disposta a spostarsi dove necessario o a giocare online, e solo il 12% smetterebbe di giocare per una questione di distanza.

Quello su cui tutti i giocatori sono d’accordo è la volontà di essere trattati con rispetto e di chiedere ai media una maggiore equità al fine di non essere più criminalizzati, dato che la stragrande maggioranza delle persone gioca solo ed esclusivamente per divertimento e intrattenimento.

Impatto della demonizzazione del gioco privato sull’occupazione

Grazie all’Italia, possiamo vedere altri effetti delle distanze, devastanti anche per la sostenibilità dei locali e il mantenimento dei posti di lavoro. Tanto che nel paese ci sono state numerose proteste da parte di lavoratori del settore, imprenditori, associazioni commerciali e sindacati, che si sono uniti per chiedere la modifica delle differenti leggi regionali che obbligano ad assicurare le distanze nelle più svariate tipologie di aree sensibili, tra cui a volte sono comprese anche i cimiteri.

L’alleanza tra il settore privato ei sindacati ha avuto luogo anche in Spagna. Quest’anno Cejuego, associazione del settore, ha firmato accordi con l’UGT e la Comisiones Obreras, i principali sindacati del paese, per difendere l’occupazione in un settore che impiega 260.000 persone nel Paese.

Secondo Immacolata Romano, Direttore Relazioni Istituzionali di Codere Italia, “nel nostro Paese giornalisti, sociologi e politologi hanno scritto fiumi di parole sulla teoria del proibizionismo come cura per il gioco problematico, metodo che non si è mai dimostrato efficace se non nel generare gioco illegale e, con esso, promuovere la criminalità. Ci voleva la pandemia per dimostrare che le uniche a beneficiare dei divieti sono le società di gioco illegali, cresciute in modo esponenziale. Questo ha portato molti a rivedere le proprie opinioni e discorsi, abbassando i toni di demonizzazione degli operatori legali e stando molto più attenti alle reali esigenze del settore, rivedendo le misure da adottare per ridurre i tassi di gioco problematico e, soprattutto, eliminare gli operatori illegali che negano ogni garanzia di gioco responsabile”.

In sintesi, il gioco  è un aspetto normale della vita di un cittadino; le persone giocano per socializzare e divertirsi. Lo Stato ha la missione di regolamentarlo, rendere visibile il valore di svago e divertimento dell’attività, garantirne la sostenibilità e tutelare gli utenti con misure efficaci che devono nascere dalla conoscenza e analisi della realtà e non da improvvisazioni e pregiudizi. Da parte nostra, continuiamo a promuovere le pratiche migliori e a proteggere i gruppi vulnerabili attraverso il nostro programma completo di RSC e gioco responsabile.

Alla luce dell’esperienza maturata in Italia, si può concludere che imporre divieti, distanze tra i locali e le aree sensibili o orari ridotti di accesso all’offerta, non sono solo misure inefficaci e di apparenza, ma sono soprattutto misure che contribuiscono a creare un problema più grande, come quello del gioco  illegale, che elimina la trasparenza, il rispetto della legalità vigente e qualsiasi impulso di politiche pubbliche volte a favorire le garanzie dell’utente, a garantire la protezione dei gruppi vulnerabili e la sostenibilità del settore.